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verdicchio matelica docg uva

Verdicchio di Matelica Riserva D.O.C.G.

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La denominazione di origine controllata e garantita «Verdicchio di Matelica Riserva» è riservata al vino che risponde alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per la seguente tipologia:

  • Verdicchio di Matelica Riserva

1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

  • Verdicchio di Matelica Riserva (Vino Bianco Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Verdicchio
  • =< 15% Uve a bacca bianca prodotte da altri Vitigni coltivati nella regione Marche
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Invecchiato, dal colore giallo paglierino, odore delicato, caratteristico e sapore asciutto, armonico con retrogusto leggermente amarognolo.

2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

La zona geografica delimitata per la DOCG Verdicchio di Matelica Riserva interessa un territorio interno e lontano dall’ambiente e dall’influenza marina. E’ infatti una Pianura Alluvionale Interna che include tutti i tratti di fondovalle fluviale e torrentizio. La zona è attraversata dal fiume Esino nella fase iniziale del suo percorso che scorre parallelo verso nord alla zona montuosa appenninica ed alla costa adriatica. La vallata, ove si sviluppa la zona delimitata, è il prodotto dell’effetto erosivo dei molti corsi d’acqua sulla dorsale pedemontana e montana caratterizzata da rocce calcaree.

La Zona di Produzione del Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva e localizzata in:

  • provincia di Macerata e comprende il territorio dei comuni di Matelica, Esanatoglia, Gagliole, Castelraimondo, Camerino e Pioraco.
  • provincia di Ancona e comprende il territorio dei comuni di Cerreto D’Esi e Fabriano.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione prevedono, tra l’altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino finito, pronto per il consumo non deve essere superiore al 70%. Qualora superi questo limite, ma non il 75%, l’eccedenza non ha diritto alla denominazione di origine controllata e garantita; oltre il 75% decade il diritto alla denominazione di origine controllata e garantita per tutto il prodotto.
  • Le pratiche di elaborazione prevedono che il vino prima di essere immesso al consumo deve essere sottoposto ad un periodo d’invecchiamento di almeno 18 mesi.

4. Produttori di Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

Con l’utilizzo della DOCG Verdicchio di Matelica Riserva i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l’appassionato o l’estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell’ambito di questa denominazione.

5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

Antipasti crudi (molluschi bivalvi di varia specie), pesci dalle carni saporite e salsate, primi piatti di pesce, lasagne di mare, risotti di mare, brodetti tipici di pesce. Quando è più maturo si abbina perfettamente con la sogliola dell’Adriatico e con lo stoccafisso all’anconetana. Viene anche abbinato a salumi della tradizione locale quali il Prosciutto di Carpegna, il Ciauscolo, il salame di Fabriano.

6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

E’ provato che i Piceni già conoscessero l’uva ed il vino grazie al ritrovamento nel centro abitato di Matelica di una tomba di un giovane “principe” dove, fra splendide armi e scettri ed altri oggetti, è stato rinvenuto un bacile emisferico al cui interno stavano 200 vinaccioli di vitis vinifera, più di un grappolo. Fra i vasi ceramici alcuni erano legati alla mensa ed al vino. Il periodo Romano ha permesso a Plinio, Varrone, Catone ed altri di dissertare sull’uva e sul vino piceno. Da ciò si può affermare che in queste terre, giudicate fertili, non mancavano le vigne.

La caduta dell’impero Romano, le invasioni medievali, il disfacimento dell’impero d’oriente, che aveva avuto potere ed influenza lungo la costa adriatica, riducono l’attività agricola al solo sostentamento e le vigne, abbandonate le antiche alberate dell’epoca romana quando le viti venivano “maritate” agli aceri e ad altre piante, ora occupano piccoli appezzamenti a se stanti, protetti. Nasce il vigneto dell’azienda agricola. Alta densità d’impianto per non “sprecare terreno”, applicazione del contratto mezzadrile con la ripartizione del prodotto, due vinificazioni separate destinate all’autoconsumo.

Nel periodo medioevale la valle è feudo della signoria dei “Da Varano” di Camerino, potenti ed illuminati protagonisti della storia dell’area di dominio. Il passaggio dall’Impero allo Stato della Chiesa nel 1578 creò un risveglio dell’attività agricola dovuto ai monaci ed agli insediamenti monastici nel territorio che influirono sulle attività temporali che le popolazioni accettarono. Proprio in questo periodo (12 gennaio 1579) un contratto notarile, in quel di Matelica, cita la parola “Verdicchio”. Da qui la vite riprende un suo ruolo nell’economia aziendale e rurale cessando di essere esclusivo uso del Clero e dei Nobili ed entra nelle abitudini della comunità di persone.

È nella seconda metà dell’800, con l’arrivo dell’oidio, della peronospora e della fillossera, che la viticoltura subisce la sua fine per riprendere il suo nuovo sviluppo ai primi del ‘900 ove la divulgazione tecnica e l’insegnamento permettono di ricreare la viticoltura moderna con nuove varietà e, purtroppo, con l’abbandono di varietà e cloni del territorio. Con gli anni ’50 si avvia il passaggio da coltura promiscua a specializzata, ha termine la figura del mezzadro (ope legis), i proprietari divengono imprenditori i quali, accorpando più poderi, investendo con il sostegno dei fondi comunitari, sfruttando le agevolazioni concesse alle forme cooperative ed allo sviluppo del sistema agroalimentare danno vita alla vitivinicoltura marchigiana di oggi nel matelicese e nella regione.

La denominazione “Verdicchio di Matelica Riseva” è conseguente al D.P.R. 930/1963 che norma le DOC e le DOCG. La tipologia Riserva è aggiunta alla DOC nel 1995. Nel febbraio 2010 viene riconosciuta la DOCG in quanto nell’area delimitata si otteneva anche un prodotto classificabile come “eccellenza produttiva”. Ciò ha permesso ai viticoltori matelicesi, nel 2005, di attivare l’iter normativo per dare ufficialità all’eccellenza produttiva con la DOCG.

L’ampelografia del vitigno autoctono “Verdicchio” trova attenzione nel XIX sec con più descrizioni ufficiali. Nel tempo i viticoltori hanno sempre effettuato una selezione massale per la sua moltiplicazione cui ha fatto seguito una selezione scientifica del materiale di moltiplicazione. Le forme di allevamento della vite hanno subito una evoluzione passando dall’alberata (acero, olmo, conocchia) alla vigna (filari) forti dell’esperienza acquisita che la prima forma rispondeva alla quantità e la seconda alla qualità. Oggi la vigna è generalizzata con una densità superiore alle 2.000 viti/ettaro.

Per produrre il vino bianco secco non sono applicate tecniche specifiche per il Verdicchio Riserva, ma occorre precisare che tutti i produttori dell’area sono stati molto sensibili ad applicare le nuove tecnologie di trasformazione vinicola sostenute da sperimentazioni scientifiche come la criomacerazione, l’iperossigenazione, la decantazione a freddo. Ciò permise di distinguere il prodotto vino nella tipologia “Riserva”, poi DOCG. 

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